Inferno opera rock

martedì 5 luglio – ore 21.30
Piazzale Rocca – Cento (FE)

INFERNO opera rock

Francesco Maria Gallo – Autore e Voce
Simona Rae – Voce
Laura Spimpolo – Voce Narrante
Renato Droghetti – Piano & Sequenze
Pietro Posani – Chitarre
Ricky Portera – Chitarre
Pier Mingotti – Basso
Stefano “Perez” Peretto – Batteria
Rodolfo Rod Mannara – Designer Audio
Federica Lecce – Scene, Visual Video & Designer Luci
Mariagrazia De Siena – Video & Foto di Scena
Regia di Francesco Maria Gallo

ingresso libero

“Inferno Opera Rock” nasce da un’idea di Francesco Maria Gallo, interprete e autore delle musiche e dei testi che si basano su una selezione di 11 canti dell’Inferno di Dante Alighieri, nell’anniversario dei 700 anni dalla sua morte.
Si tratta di un florilegio intimo, in cui il cantautore e l’autore dell’Opera Rock– ad accetto del brano iniziale, la “Selva Oscura” che riporta i versi originali del proemio dantesco – sovrascrive la propria libera interpretazione dei canti scelti, attraverso le musiche, unite a una scrittura originale intorno alle suggestioni e ai protagonisti degli stessi canti.
Si assiste allora alla rielaborazione di un proprio Inferno, ridisegnato secondo un personale punto di vista, quasi ad identificare un altro sé di derivazione rimbaudiana che, di volta in volta, ricompone le diverse figure, colte nell’aspetto
più umano – Il gigante di Ulisse, il Silenzio di Pier, Il conte Ugolino – per ancorare la mitica discesa negli inferi ad un viaggio pressoché interiore. In bilico tra una lucida analisi di sconfitta – desolazione – e l’auspicio di un’accorata via d’uscita dai propri limiti. Per Francesco Maria il dannato è anche l’umano cosmico in cerca di una sorta di redenzione, o un personale contrappunto.

“Inferno” è l’opera electro sinfonica di Francesco Maria Gallo, pubblicata il 25 marzo 2021 per la SnaLucaSoundLabel ,che trae spunto dalla celebre cantica
della Divina Commedia. In occasione delle celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, l’artista ha creato un concept album dove le
metafore sulla vita e sugli uomini riprendono vita accompagnate da suggestioni
musicali che guardano agli anni settanta fino ad arrivare a sonorità più
contemporanee.
“Selva oscura” apre il progetto con la messa in musica del primo canto riportato
fedelmente in un interpretazione in cui si mescolano rabbia e fragilità umana. Si
susseguono brani ispirati ai principali protagonisti della cantica come
“Francesca” che attraverso la voce solista di Simona Rae narra di Paolo e del
loro amore distrutto, oppure “Ugolino” che canta del suo tradimento. Tutti testi
sovrascritti dove i personaggi stessi della Divina Commedia prendono più
tempo per aprirsi e svelare attraverso le loro storie quelle debolezze che li
rendono estremamente contemporanei, trasformandoli in specchi del nostro
tempo. La musica li guida e si fa guidare da loro, mentre il pubblico, novello
Dante, discende negli inferi a tempo di Rock, come è giusto che sia per un suono
dannatamente coinvolgente.
Dall’opera nasce lo spettacolo “Discesa all’Inferno” definito quadridimensionale
in tour nei principali teatri italiani, uno spettacolo innovativo con brani eseguiti
dal vivo, dove musica, teatro, danza e arti visive si fondono per offrire al
pubblico un’esperienza totalizzante in tour nei principali teatri italiani. Abbiamo
approfondito l’intero progetto con il suo creatore, Francesco Maria Gallo.

In un periodo in cui si lamenta un disinteresse verso la cultura e il Rock, tu hai fatto uscire un disco che si ispira in pieno a un pilastro della letteratura
occidentale che è l’Inferno della Divina Commedia di Dante e ne hai creato
non solo un album, ma una vera a propria opera rock electro-sinfonica. Come nasce e si sviluppa questo progetto?
Il mio approccio all’Inferno di Dante è stato differente. Ho utilizzato una chiave
di lettura introspettiva, cioè concernente l’analisi autonoma e individuale dei
fatti di coscienza. Mi spiego meglio: sono partito dal fatto che Dante Alighieri, oltre ad essere un poeta, era anche un politico molto attivo del tempo. La
lettura approfondita dell’Inferno, ma soprattutto la conoscenza della vita dei
personaggi che ho incontrato nel mio viaggio all’Inferno, mi ha convinto del
fatto che il sommo Poeta, ma ancor più astuto e scaltro politico, aveva utilizzato
la sua divina commedia per “infamare e condannare” i suoi avversari politici o
glorificare i suoi compari di partito. Insomma, un po’ come avviene oggi. Per
non parlare dei retaggi imposti dalle crociate immorali della suprema chiesa
che mette al rogo le streghe ree di essere simbolo di libertà e intelligenza, come
la storia di Medusa, e questo, ancora oggi fa molta paura. Il collegamento
musicale è stato naturale perché mentre scrivevo le liriche ho percepito i suoni
insiti nel ritmo dei versi e li ho trascritti utilizzando i miei codici musicali, il
Rock, il Prog, qualche accenno di Metal ma anche l’elettronica. Era tutto lì, nel
limbo del mio Inferno, ed io non ho fatto altro che attingere dalla memoria della
mia caduta all’Inferno.
“Selva Oscura” riproduce fedelmente il monologo introduttivo della Divina
Commedia, in una versione acustica per poi diventare rock verso la parte
finale. Inoltre, è l’unico testo fedele all’originale, mentre gli altri sono tutti
sovrascritti. Puoi spiegarci i motivi di questa particolare scelta stilistica nella
musica e nella lirica?
L’Inferno è il luogo più interessante e la discesa non poteva che avvenire tramite
la perdizione nella Selva Oscura Una metafora straordinaria che non potevo
assolutamente sovrascrivere, andava bene così. Dopo di che ho incontrato
Caronte, la mia ispirazione, il vecchio santone con la barba incolta e lunga che
mi ha introdotto nella reale rappresentazione universale dell’umanità…
“l’inferno che è il mondo in cui viviamo”. È stata la mia vera guida, il vecchio
amico che ti concede un passaggio nei luoghi impossibili da raggiungere da soli
e poi non ti abbandona, ti accompagna, ti guida. Si, i personaggi che ho
incontrato sono il riflesso di storie, spesso drammatiche e ingiuste che ancora
oggi avvengono sotto gli occhi incuranti di tutti. Ad esempio, la storia di Pier
delle Vigne, dileggiato dall’invidia dei suoi finti amici, mi ricorda Mimì, Mia
Martini che in vita fu vittima della maldicenza. Quel nemico invisibile e subdolo
che le ha distrutto la sua vita. Bisogna stare attenti a quello che si pensa, si dice e si fa, perché si può rovinare la vita di una persona fino a portarla alla morte.
Ma anche Medusa, simbolo delle donne abusate che ha subito la violenza di un
uomo egoista e una ingiusta condanna da parte di una donna, Athena, che ha
preferito il potere alla verità.
Tutto questo avviene anche oggi e con disarmante regolarità. Dunque, ho
sentito forte l’urgenza di raccontare, contrariamente a ciò che ha fatto Dante
per opportunismo politico del tempo, la vera storia dei personaggi che ho
incontrato nel mio Inferno. Ho cantato il loro punto di vista che mai nessuno
avrebbe mai osato. Il Rock è la scelta naturale per rendere forte il sentire e
denunciare le ingiustizie. È sempre stato così perché il Rock è una pietra dura e
impietosa, quella pietra che io ho lanciato dalle profondità del mio inferno! La
Divina Commedia è l’opera della natura umana. In questo consiste la genialità
Dante Alighieri, nell’aver concepito una storia che è la storia della complessa
umanità e che varrà per tutti i tempi dell’esistenza umana. L’Inferno è il luogo
più interessante, avvincente e soprattutto l’Inferno è puro Rock&Roll, perché è
la rappresentazione universale dell’umanità, quel luogo dove si scopre che
“l’inferno è il mondo in cui viviamo”. Non esiste né un purgatorio né un
paradiso, tutta propaganda! Esiste questo pianeta che chiamiamo Terra dove ci
maltrattiamo e non rispettiamo quella natura del tutto che richiede equilibrio.
Sono vari i personaggi che riprendono vita nel tuo progetto. La figura di Francesca, però, esplode con una profonda carica di libertà e seduzione che
convogliano nella consapevolezza della conseguenza della sua passione.
Parlaci di lei.
C’era una volta una nobile fanciulla chiamata Francesca … Potremmo iniziare
così il nostro racconto, ma non è una favola, bensì̀ una storia vera e drammatica.
Siamo giunti nel secondo cerchio, quello dei lussuriosi! Ed è proprio in questo
luogo dell’inferno che incontriamo Paolo e Francesca. Ascoltate il lieve lamento
che giunge confuso alle vostre orecchie: “Amor condusse noi ad una morte!”
Paolo e Francesca in vita furono cognati e la dannazione di questo amore li
condusse alla morte per mano di Gianciotto, il fratello di Paolo. Ma Francesca, innamorata ma tenace e dotata di una forza incredibile, non potrà̀ mai
rinnegare la passione di un amore così grande. Il ricordo perenne di quell’amore
puro che neanche una ferita mortale riesce a spezzare giustifica la scelta di
Francesca, per amore, di vivere in eterno, ma con il suo Paolo nell’eterna
dannazione. Potrei cadere giù, sempre più giù fino all’inferno. Raccogliere tutte
le pene e non rinnegare quelle notti potenti di amore con te. Potrei dannarmi
per te, potrei dannarmi. Potrei morire, potrei soffrire bruciando all’infinito in un
rogo, potrei dannarmi, per una sola notte di amore con te. Potrei cadere giù,
sempre più giù fino all’inferno; accogliere tutte le pene per un amore così libero
che l’inferno raccoglie per noi.
Lei è Francesca ed io ne sono follemente innamorato, da sempre!
Quale degli altri personaggi vedi più vicino a te?
Francesca, ma anche Medusa. La mia parte femminile prevale. Il mio nome è
Francesco Maria ma è Maria che indica la via.
Dall’album al teatro il passo è breve e tu hai creato lo spettacolo “Discesa
all’Inferno” che definisci “quadrimensionale”. Cosa intendi esattamente con
questo termine?
Riportare alla fisicità di un luogo, il teatro, il mio viaggio onirico ha
rappresentato per me un’urgenza. Tutto è avvenuto in maniera così naturale,
perché io all’Inferno ci sono stato davvero. Ed è proprio per questo motivo che
ho seguito una scelta registica quadrimensionale, dove la rappresentazione non
è solo concerto di musicisti, ma un crocevia di linguaggio che si confondono tra
di loro e che generano una poetica il più vicino possibile a ciò che io ho sentito
nella mia discesa all’Inferno attraverso la scrittura. Quindi musica, visual video
che intraprendono un percorso onirico, danza contemporanea per manifestare
la crudezza della fisicità infernale e non ultimo, una guida attraverso la voce
narrante di un attore che è Caronte a volte uomo, a volte donna, che trasporta il
pubblico nella discesa con cognizione di Causa. Nella rappresentazione dello spettacolo ho sentito forte l’urgenza di parafrasare, utilizzando quattro
linguaggi differenti, il mio senso di questo Inferno dantesco.
Portare in scena la tua opera in un periodo di totale incertezza del mondo
musicale e teatrale è sicuramente un segnale importante per il settore. Quali
sono state le difficoltà incontrate e che incontri ancora?
Si, ho scelto il periodo peggiore ma io non ne ho colpa! Affronto ogni giorno le
difficoltà del momento drammatico che il mondo dello spettacolo sta vivendo,
ma andiamo avanti e cerchiamo di trovare, grazie all’aiuto di un management
coraggioso come quello di Michela Merighi che non si arrende mai! Le difficoltà
sono tante ma quella più grande è l’incertezza, oggi non sai ciò che domani
potrà accadere! Ma in fondo questo è il mondo in cui viviamo, un vero inferno.
I tuoi progetti per il futuro?
Sto lavorando al mio prossimo album che uscirà a settembre. Il titolo dell’album
è “Orlando”, ispirato all’omonimo romanzo di Virginia Woolf, una delle mie
scrittrici preferite. “Orlando” è il viaggio nel tempo di un personaggio che
rinasce, a volte uomo e a volte donne, in varie epoche del mondo e ne vive da
protagonista i momenti più intensi che, nel bene o nel male, porteranno
comunque ad un cambiamento e consapevolezza. A volte ad una distruzione e
ad una rinascita. Anche questa opera è una sovrascrittura, sperando che
Virginia non ritorni dal fiume Ouse per lanciarmi addosso i suoi grandi sassi!
Voglio concludere questa bellissima intervista con un pensiero di Virginia Woolf
e che rappresenta in pieno la metafora del mio prossimo progetto, naturale
prosecuzione di Inferno: «La bellezza del mondo ha due tagli, uno di gioia,
l’altro di angoscia, che ci dividono il cuore».
Articolo di Alma Marlia