Stivalaccio Teatro
LA MANDRAGOLA
facetissima commedia dell’arte
DOVE
Auditorium Pandurera – via XXV Aprile 11 Cento (Fe)
DESTINARI
Scuola secondaria di I e II grado
QUANDO
Venerdì 14 febbraio 2025
DURATA
90 minuti
COSTO DI PARTECIPAZIONE
€ 7 ad alunno. Gratuità per gli insegnanti accompagnatori e per gli alunni con disabilità certificate
Per aderire allo spettacolo compilare entro il 15 ottobre 2024 il modulo reperibile CLICCANDO QUI
TRAMA
Riuscire ad avere un figlio che possa portare avanti il nome della famiglia è diventato un’ossessione per il vecchio e avido Messer Nicia. Non si dà pace: è disposto a tutto pur di avere un erede. Ma non al punto di dover morire. Se però a sacrificarsi può essere qualcun altro, tutto cambia. Ha così inizio una beffa dal sapore boccaccesco, in cui chi si crede furbo sarà gabbato da chi lo è davvero.
“La Mandragola” è definita da molti la “commedia perfetta”. In effetti, è la più famosa e imitata commedia del Rinascimento. Machiavelli ci regala un’opera unica, in cui lo stile alto dell’Umanesimo e quello basso del patrimonio popolare si mescolano alla perfezione. Un’operazione talmente riuscita da risultare, appunto, “perfetta”, e da considerarsi di diritto un classico della nostra letteratura. Nonostante la materia leggera, Machiavelli cela nelle sue parole un’aspra denuncia nei confronti dell’ipocrisia della chiesa rinascimentale e mette in discussione i valori familiari, provocando nello spettatore un riso amaro che fa riflettere. La nostra messa in scena si rifà ai comici dell’arte, a quel teatro fatto con un piccolo praticabile e un fondale logoro, che lascia tanto spazio alla maestria degli attori. A loro quindi l’arduo compito di far rivivere la commedia, andando a frugare nei vecchi bauli pieni di maschere, dialetti, duelli, canti, musiche e pantomime. Un omaggio al testo di Machiavelli, o meglio, un “liberamente tratto da”, attraverso quel grande gioco che è la Commedia dell’Arte.
L’AUTORE E L’OPERA
Machiavelli non scrive Mandragola pensando alle maschere ma vi sono tutti i presupposti per il fenomeno che nascerà cinquant’anni dopo e che i posteri chiameranno “Commedia dell’Arte”: servi, padroni, travestimenti, storie d’amore….. Trovo lecito quindi trasformare il fiorentino notaio Nicia in Pantalone, l’intrigante mezzano Ligurio in Pulcinella ed i servi ingenui e attaccabrighe in Zanni : tutti gli elementi contribuiscono ad immaginare l’opera una chiara anticipazione delle future trame di Commedia; è quindi logico pensare a quelle maschere che sicuramente già popolavano le piazze teatrali di quegli anni.
Certo il Pantalone-Nicia è una maschera un po’ atipica, poco libidinosa e con sopracciglia esagerate, un Pantalone più ingenuo e sciocco, erede diretto di Pantalone del Muto per spavento, Pulcinella-Ligurio si allontana dal nero funereo per assumere un rosso mefistofelico, come del resto avviene con la maschera deforme di Callimaco. Giocoforza i due servi del prologo hanno maschere di Zanni, eterni rappresentanti di un popolo riottoso che protesta.