
1 luglio 2021 – ore 21.30
Piazzale Rocca – Cento (FE)
Norma
di Vincenzo Bellini
libretto di Felice Romani
Norma Renata Campanella
Adalgisa Yulia Merkudinova
Pollione Fabio Armiliato
Oroveso Alberto Bianchi Lanzoni
Clotilde Vittoria Brugnolo
Flavio Stefano Colucci
Due fanciulli Diana Rivaroli – Francesco Ferri
Mimi Daniela Patroncini – Paolo Garbini
Attori Operiamo – Casa Della Musica E Delle Arti
regia Maria Cristina Osti
scene Alessandro Ramin
luci Marco Cazzola
Orchestra Città di Ferrara
direttore Lorenzo Bizzarri
Coro “G. Verdi” Ferrara
direttore Mirko Banzato
Una coproduzione tra Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Parma OperArt e Fondazione Teatro “G. Borgatti” di Cento.
biglietti da € 18 a € 20 – ingresso libero per gli under 16
come acquistare
SIMBOLOGIA DELLA METAMORFOSI FEMMINILE NELL’OPERANel settimo centenario dalla morte di Dante Alighieri l’opera belliniana rievoca in sé la Commedia dantesca permettendo ad ognuno di riconoscere l’umanità che circonda entrambe le opere.
L’inferno è vivo, umano, tangibile, violento e passionale così come il mondo che troviamo in Norma. Questo è stato lo spunto per gli elementi scenografici narrativi: un grande albero rievoca la metamorfosi dei suicidi che avendo rifiutato il loro corpo, sono costretti ad essere una inferiore forma di vita; (vermo reo che l’mondo fora): risale dagli inferi, caratterizzata dalle sue tre facce (gialla, rossa, nera) una corporeità prorompente con grandi ali scure tali da inglobare il bene quale ribaltamento di tutti i valori. Vedremo il signore d’inganni, mito norreno, Loki, il non demonio cristiano, dio della grande astuzia e della distruzione pronto per un gioco seduttivo del male nei confronti della vergine Norma, sino ad indurla a non riuscire a porre freni ai suoi istinti entro il limite prefissato dalla ragione. La libertà individuale, che sta nella capacità di scegliere tra le diverse strade, ha come conseguenza una assunzione di responsabilità. Nulla è casuale come la bufera finale dettata dalla scelta della morte come ultimo sacrificio perseguendo quella libertà di cuore che vince ogni ragione.
Il conflitto interiore di Norma è per lei un Purgatorio: disposta a sacrificare il bene più prezioso, i figli, per punire la fellonia di Pollione e i suo peccato.
Altro fondamentale simbolo è la luna, lo strumento cosmico che segna il cammino del viator ed è profondamente legata al ciclo della nascita, della morte, della fertilità femminile, dell’io nascosto, dell’esoterico, dell’eterno ritorno.
La scelta di NORMA induce la Luna, saggezza celata, a coprirsi per lo sdegno. Nella veglia nascosta sui suoi figli, la Luna, simbolo di ambivalenza (VITA e MORTE), rimane regina madre, sacerdotessa, pronta al suo inizio passivo, (non ha luce propria ma riflette quella solare); è colei che detta i segni del cielo avvogendo tutte le facce di Norma.
E’ il trionfo del femminile: generosità, rinuncia, sorellanza, riscatto, sacrificio sublimato nella catarsi paradisiaca finale.
Maria Cristina Osti
SINOSSI
ATTO I
Il Proconsole di Roma, Pollione, ha una relazione segreta con la sacerdotessa Norma, figlia del capo dei Druidi Oroveso, con la quale ha avuto due figli. Pollione confessa al fidato Flavio di voler lasciare Norma perchè attratto da Adalgisa, una giovane novizia del Tempio d’Irminsul.
Adalgisa chiede di essere ascoltata dalla sacerdotessa Norma sentendosi colpevole per aver mancato al suo giuramento di castità; Norma, riconoscendo nella giovane Adalgisa il proprio peccato, la libera dai voti ma, scoprendo che l’amato è proprio Pollione, che sopraggiunge in quel momento, le svela la maternità e la relazione, in preda alla collera. A quelle parole, Adalgisa decide di respingere Pollione.
ATTO II
Norma, tradita, umiliata, è pronta ad uccidere i suoi figli, rei di essere anche figli di Pollione; l’amore materno ha il sopravvento, decide così di togliersi la vita chiedendo ad Adalgisa di allevare i suoi figli, sposarsi con Pollione e trasferirsi a Roma. Adalgisa rifiuta cercando di ricostruire il legame tra Pollione e Norma.
I Druidi, guidati da Oroveso, meditano da lungo tempo di rivoltarsi contro Roma. Norma, che da sempre ha contenuto i rivoltosi, è pronta a dichiarare guerra a Roma, immolando se stessa come vittima sacrificale, dopo aver scoperto che Pollione non è disposto a rinunciare ad Adalgisa anche di fronte alla morte e constatato che il peccato di Adalgisa è lo stesso compiuto da lei.
Norma confida al padre Oroveso di essere madre di due figli, chiedendogli di prendersene cura e di fuggire a Roma, lontano dalla guerra, insieme a Clotilde.
Oroveso perdona Norma come figlia e madre ma non come sacerdotessa. Pollione, infine, capisce la grandezza del gesto compiuto da Norma e decide di immolarsi con lei.